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9 aprile 2010

Pil pro capite in caduta negli ultimi dieci anni, per far ripartire la crescita sono necessarie le riforme strutturali altrimenti nel 2014 sarà 10 punti sotto la media Ue. A lanciare l'allarme è il direttore del Centro studi di Confindustria, Luca Paolazzi, aprendo il convegno "Libertà e benessere: l'Italia al futuro", organizzato nell'ambito delle celebrazioni del centenario di viale dell'Astronomia.

Il Pil pro capite, tra il 2000 e il 2009, è arretrato «del 4,1%», dice Paolazzi, e dagli inizi degli anni '90, quando era a 106% rispetto a una media Ue pari a 100, ha perso «11 punti», una tendenza che «proseguirà nei prossimi anni» e nel 2014 si attesterà «al 90% contro il 95% del 2009», dieci punti in meno rispetto agli altri paesi europei. Il paese, secondo Paolazzi, si sta incattivendo perché non cresce più, siamo in una fase moto difficile, da tempo diciamo che c'è la ripresa ma la crisi non è finita«, per tornare a crescere occorre «fare le riforme. E' ora di voltare pagina nella gestione dell'economia e Confindustria vuole far sentire la sua voce, dobbiamo cambiare passo. Nel nostro Paese ci sono tante muraglie, il loro abbattimento é la sfida per la modernità». Più concorrenza, meno burocrazia, alleggerimento del carico fiscale, infrastrutture, energia meno cara, sono alcune delle priorità individuate dalle imprese per rilanciare la crescita, «cominciando a fare subito le riforme - stima Paolazzi - il Pil crescerà complessivamente del 30% in 20 anni».

Tremonti: rischio-crisi non sia alibi per l'Italia
I rischi della crisi economica non sono finiti. Lo afferma il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, nel corso del suo intervento al convegno del Csc a Parma. «Il rischio non è finito: è come in un videogame. La crisi è mutata. Non è stata gestita come nel new deal, non con 'chapter11'». Tuttavia, ha sottolineato il ministro, non può essere la crisi un alibi per le riforme. «Il tempo è strategico - ha aggiunto - ed è venuto il tempo delle riforme, oggi siamo l'unico paese europeo che pianifica riforme strutturali». Secondo tremonti «nel quadrante dell'economia la riforma delle riforme è la riforma fiscale».

Il titolare del dicastero di via XX Settembre ha avvertito: «La nostra riforma fiscale non sarà una riforma platonica. Sarà una riforma ad alta intensità politica. Non sarà facile - riconosce - ma è necessaria». Tremonti ha ricordato che nel '94 «con Silvio Berlusconi eravamo forse un po' avanti sul nostro tempo. Ora siamo stati raggiunti dal nostro tempo e non possiamo sfuggire all'appuntamento». Il ministro spiega che «le direttrici di movimento della riforma erano allora e sono ancora tre: dalle persone alle cose; dal complesso al semplice; dal centro alla periferia. Lanceremo prima di tutto i lavori per un Libro bianco, aperto, per avere l'inventario responsabile e trasparente delle varie opzioni possibili». Tremonti ha ricordato inoltre che il sistema fiscale italiano «è stato disegnato cinquant'anni fa, messo in legge negli anni '70 e poi continuamente rattoppato. Da allora il mondo è cambiato ed il fisco non può restare lo stesso».

Almunia: l'industria rinunci agli aiuti di stato
Per tornare a crescere l'industria europea e quella italiana devono essere competitive, senza avvalersi di aiuti di stato e aiuti privati. Lo ha affermato il commissario europeo alla concorrenza, Joaquin Almunia, intervenendo al convegno di Confindustria. Almunia ha sottolineato che "bisogna avere il coraggio di uscire dal questo tipo di misure (protezionistiche, ndr), perché la sola strada per competere e avere successo é competere con idee, creatività, efficienza e innovazione". Il commissario europeo ha auspicato, inoltre, un'uscita dalla politica di aiuti graduale, ma rapida, "il prima possibile": "Gli aiuti devono essere abbandonati gradualmente, tenendo conto delle condizioni di mercato e delle richieste di stabilità finanziaria", ma senza dubbi sul fatto che l'obiettivo finale é quello di tornare a un mercato normale. Almunia ha concluso il suo intervento al convegno di Confindustria, dicendo che la Commissione e le autorità nazionali non devono essere le sole istituzioni che spingono in questa direzione, ma anche il mondo del business deve avere un ruolo e deve prendersi le proprie responsabilità. "Anche un'organizzazione come Confindustria ha un importante ruolo da giocare", ha concluso.

Bersani: rilanciare la domanda pubblica con investimenti
L'Italia ha bisogno di agire subito, ha detto il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, intervenendo al convegno del Centro studi di Confindustria a Parma, perché «la crisi si fa sentire e stare fermi non è una strategia, soprattutto nell'Unione europea: c'è chi prevede per l'Italia un rientro più lungo dalla crisi, è una previsione che può avverarsi se non interveniamo con l'azione». Per il leader del Pd, «i temi vanno affrontati, non rinviati, e vanno collegati a questioni urgenti che riguardano il lavoro, le imprese, il reddito delle famiglie. C'è qualcosa da fare subito per averla subito e c'é qualcosa da fare subito per averla domani».

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9 aprile 2010
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